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DIVINA GIOVENTÙ.
A disdeut ani ch’el mond a lè bel!
(Quanto è bello il mondo a diciotto anni!) |
I.
iro Garzes mi annoiava.
Nella sua qualità d’uomo serio apparteneva anzitutto al paese; e un po’ qua un po’ là alle varie accademie e clubs, non escluso il Parlamento e l’Associazione costituzionale.
Gli restava uno spirito distratto, un sorriso a fior di labbro, un repertorio di complimenti usati e una cortesia convenzionale.
Troppo poco per interessarmi — e dovevamo restare insieme cinque ore di strada ferrata!
Egli mi aveva già parlato di teatri ripetendo le medesime opinioni del suo giornale — di politica idem, idem — di letteratura come sopra.
Tutti gli uomini si somigliano al giorno d’oggi. La costanza dovrebbe perdere i suoi meriti di virtù. A