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Patrizio. 299

volete chiedere all’erba fresca, ai fiori olezzanti, al cielo, all’aria, ai sassi, tutto quello che si dissero i due amanti in quella sera, fate pure. Io ho un’altra cosa a dirvi.

La bella fanciulla che col nome di Gildo e nei modesti abiti del matricolino aveva conquistato il cuore dello studente era sua cugina, venuta appositamente dall’Inghilterra per conoscere il suo futuro sposo e cattivarsene l’affetto indipendentemente da qualsiasi idea d’interesse.

Amarlo non era difficile, ma farsi amare fu il suo vanto e la fortuna d’entrambi.

Il nome di Patrizio restò come una leggenda nelle memorie dell’Università. Quanto a lui, visse felice e tranquillo nei dolci affetti della famiglia, con grande soddisfazione del vecchio tutore che non ebbe più bisogno di scrivergli con nessuna erre nè antica, nè moderna e che potè finalmente mettere a riposo la famosa frase: «Mi avvedo, caro Patrizio, che tu cammini sulla via della perdizione.»