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288 | Novelle gaje. |
trano tutti i piaceri. — Patrizio, anima di tali baldorie, fu il primo ad essere invitato.
Nè Gildo vi poteva intervenire, nè Patrizio lo avrebbe voluto, sapendo per lunga esperienza come andava a terminare la festa. Egli fece dunque un bel sermoncino, la sera prima, esortando Gildo a ritirarsi presto e dicendogli che l’indomani non si sarebbero trovati, perchè aveva degli affari.
Il fanciullo lo guardò fisso fisso, tremando, quasi avesse paura di indovinare la verità e pur volendo indovinarla. Però non fece alcuna osservazione; soltanto al momento di dividersi prese con vivacità la mano di Patrizio, esclamando:
— Ricordati!
— Di che cosa? — domandò Patrizio ridendo.
— Di me...
Patrizio gli toccò la guancia colle due dita in atto scherzoso.
— Che pelle morbida! Sembri una signorina.
Gildo si tirò indietro.
— Addio, dunque.
— Addio.
⁂
Erano sei uomini e sei donne.
Dovevano partire tutti insieme sopra una gran barca e portarsi al di là del Ticino in un’osteria cognita e rinomata fra la gioventù studiosa...
Dapprima s’era fissata una colazione, poi un pranzo, e si concluse per una cena, concorrendo il piccante della notte, dei lumi e della solitudine.