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Patrizio. | 287 |
versa dalle solite e che lo faceva più profondamente lieto.
Una volta, passando da una certa viuzza, il vecchio peccatore si accorse di una scena poco edificante che succedeva dietro una porticina; voltò indietro bruscamente perchè Gildo non si accorgesse di nulla; questa manovra puritana fece un chiasso indiavolato fra gli studenti.
Frattanto Patrizio non si decideva a dare una risposta formale al suo tutore. Il tempo prescritto per la decisione era stato dal defunto ristretto a un anno; sei mesi erano già trascorsi e si aspettava da un giorno all’altro la cuginetta.
Il tutore, quantunque per l’età di Patrizio non esercitasse più una legale sorveglianza su di lui, non vedeva l’ora di disfarsi della responsabilità morale e della piccola amministrazione che Patrizio aveva continuato a lasciargli per scanso di noie.
Nel suo interno il mio eroe era quasi sicuro di non cedere alla tentazione dei milioni; ma il no ufficiale, il vero no che non ammette repliche non l’aveva ancora pronunziato.
Su questo argomento fra Gildo e Patrizio non si discorreva mai. Gildo non gli aveva fatta nessuna domanda in proposito, imitando il riserbo che Patrizio usava a suo riguardo; — così il tempo passava legando sempre più con vincoli arcani e misteriosi la loro bizzarra amicizia.
Sulla fine di maggio, ricorrendo l’anniversario d’Augusto, venne combinata fra gli studenti maggiori una partita di piacere — ma proprio di quelle ove c’en-