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284 | Novelle gaje. |
— Ma i milioni! — esclamò uno studente cui uscivano i gomiti dalle maniche.
— I milioni! — ripeterono tutti leccandosi le labbra, sbarrando gli occhi o picchiando pugni, secondo il modo particolare che ciascuno aveva per esprimere l’ammirazione e la cupidigia.
— Ebbene — disse Patrizio colla massima indifferenza — se non cambio parere, cosa possibile in questo mondo dove nulla è eterno, la mia decisione per oggi è di non sposare l'amabile cuginetta colla gobba piena di ghinee.
— Oooh! Uhh! Ah! Oibò!
Tutte esclamazioni tendenti a biasimare una risoluzione così leggera e spensierata.
— No — continuò placidissimamente Patrizio. — La cara zoppettina coi tacchi d’oro non passeggerà al mio fianco nell’alma città di Pavia. La libertà «quest’unico bisogno dell'uomo saggio» non si vende nemmeno per un milione. Versami del vino, Augusto. Bevo all’indipendenza del mio cuore!
Le voci degli studenti si alzarono più rumorose e più discordi. Parlavano tutti insieme, gesticolando, rovesciando sedie, facendo volare i cappelli, cozzando litri e bicchieri. L’atmosfera era diventata irrespirabile; si vedevano gli strati di fumo sovrapposti l’uno all’altro come veli sospesi nell’aria.
Finalmente qualcuno incominciò a sbadigliare e qualche altro nel subire il contagio, propose di andare a letto.
Si sciolsero così, abbandonandosi a due a tre, canticchiando, disputandosi e facendo commenti sul caso di Patrizio.