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282 | Novelle gaje. |
ringava mezza dozzina di studenti suoi amici particolari. Il tema era questo:
«Dimostrare che il mondo civile si appoggia sul progresso, il progresso sulla scienza, la scienza sui professori, i professori sugli scolari, ergo — essere gli scolari la classe più benemerita della società e la sola degna di considerazione.»
Gli uditori di Patrizio lo circondavano in pose diverse, classiche e romantiche, ascoltandolo più o meno, ma fumando tutti e gridando in mezzo a nuvoli di fumo, tra i bicchieri colmi di un vino color amaranto.
Un po’ in disparte Gildo, intabarrato come fosse il mese di gennaio — ed era aprile — non faceva mai udire la sua voce. Lo si chiamava già l’ombra di Patrizio: Patrizio era fiero di avere un’ombra così fedele.
Avevano tentato di prendere a gabbo quel cosino esile e spaurito. Uno studente del terzo anno gli domandò a bruciapelo:
— Che cosa è l’ipotenusa?
E Gildo si era chiuso più che mai nel suo mantello tirandosi vicino a Patrizio.
— Lasciate in pace questo ragazzo — disse Patrizio — io lo proteggo e guai a chi lo tocca. Udite piuttosto una grande notizia. Sto per diventare milionario.
Un urrà strepitoso fece eco alle parole di Patrizio. Non gli si credeva nè punto nè poco.
— Davvero! davvero! Vi giuro sulla testa di cane della mia pipa che quanto ho detto è la pura verità.
Il fumo denso del tabacco si svolgeva in spire ci-