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Patrizio. | 275 |
cava; poi perchè ripeteva sempre le medesime cose, proprio le sole che Patrizio, libero ascoltatore in massima, non poteva udire assolutamente; no, perchè se le opinioni sono diverse e la sua opinione particolare era quella di vivere come gli piaceva, che conclusione potevano avere le prediche del suo vecchio tutore arrembato?
Oh! se Patrizio avesse avuto, solamente per un giorno, gli attacchi di gotta, la testa calva e le gengive senza denti dell’ottimo tutore, forse chi sa, anche le sue opinioni si sarebbero modificate; ma poichè Patrizio aveva ventisei anni appena e tutto il resto conforme, la saviezza lo lasciava freddo.
«Peuh! — egli pensava — che bisogno c’è di avere giudizio? E sopratutto che cosa si intende per giudizio? E perchè poi non sarà giudizio il mio a preferenza di quello degli altri?»
Le persone gravi crollavano il capo parlando di Patrizio; ma egli se ne rideva.
In regola generale le donne fino ai quarant’anni adoravano Patrizio; più in là ne dicevano corna.
Oltre gli uomini saggi e le donne vecchie, militavano contro Patrizio i suoi numerosi creditori, ond’è che egli non aveva un domicilio stabile; trovando spesso di qua e di là degli usci aperti, si era persuaso che una camera propria, fosse una superfluità; se posava il piede, come una rondinella stanca delle sue escursioni sotto il tetto della Croce Bianca, era sempre con un’attitudine precaria, disposto a spiegare il volo da un momento all’altro. (Questa instabilità, voglio dirlo, dispiaceva oltremodo alla cappellaia dirimpetto.)