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272 | Novelle gaje. |
— Eh! lasciali fare. Ora egli possiede quindicimila lire di rendita.
Era la pura verità. Maurizio, partito povero e disperato per l’Avana, aveva trovato modo di collocarsi in una officina meccanica, della quale, morto il padrone, egli era diventato il possessore coll’obbligo di portare il nome del defunto.
C’è bisogno di conclusione? Anna e Maurizio furono felici sicuramente — nè il merito maggiore apparteneva alla signora B. — quantunque la degna signora, che andava a pranzo due volte per settimana dalla sua cara Anna, non mancasse mai di ripetere, al caffè:
— Se non c’ero io!