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Un matrimonio di progetto. 271


Essi erano soli — soli nell’immenso universo.

Gli ultimi accordi del waltzer e le voci chiassose dei ballerini che si separavano impegnandosi per il nuovo ballo, non ebbero potere di scuoterli.

Immemori d’ogni altra cosa, ascoltavano battere in silenzio i loro cuori e si sentivano tanto felici!

— Ma dov’è questo caro signor Hertsel, dove è andato a nascondersi? E sopratutto perchè si nasconde? Lottina, andiamo a cercare il signor Hertsel.

— E Anna? Hai tu veduta Anna?

— Ballò, mi pare, il waltzer.

— No, non ha ballato; si sentiva indisposta.

Così ciaramellando, le due signore giunsero nel gabinetto. Se la madre di Anna gettò un grido vedendo sua figlia in stretto colloquio con uno sconosciuto, posso assicurare che anche la signora B. non stette zitta.

— Che fate signor Hertsel? — esclamò non ben sicura se doveva prendere l’incidente da senno o da burla — voi avete un sistema tutto americano per far la corte alle signorine!

Intanto Lottina diceva:

— Ma è lui! È lo studente del lago! È Maurizio!

— Sì mamma, è Maurizio! disse la fanciulla gettandosi nelle braccia di sua madre.

Chiunque altra al posto della signora B. si sarebbe trovata in imbarazzo; ma la signora B., punto smarrita, si curvò all’orecchio di Lottina mormorando: