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Un matrimonio di progetto. 265

— Perdonate, chi è la vostra Anna?

— Come, non la conoscete? Anna, figlia di Lottina, la mia amica d’infanzia; quella bruna dai grandi occhi....

— Incomincio ad orizzontarmi; vedo, vedo; una fanciulla romantica...

— Ma che romantica! Perchè una povera donna ha il cuore sensibile, perchè si abbandona ad una passione ed anche delusa si conserva fedele, voi altri omacci materialisti, cinici, brutali, le affibbiate subito l’aggettivo di donna romantica — come se dopo la commedia di Riccardo Castelvecchio di donne romantiche ve ne fosse ancora!

— Via non vi scaldate. La vostra Anna avrà un cuore sensibilissimo, ma siccome non ha in tasca il centesimo di una dote, parmi che avrebbe fatto meglio a non lasciarsi sfuggire tanti partiti. Ora che mi raccapezzo è la quinta volta che parlate di maritare la vostra Anna: è almeno più disposta del solito?

— Lo spero. Tra sua madre e me glie ne abbiamo dette tante che si è risolta a non pensare più a lui.

— A proposito, chi è questo lui misterioso che la fece rimaner zitella fino ad ora?

— Veramente io non lo conosco. È un idillio che si svolse durante il suo soggiorno sul Lago Maggiore — trattasi, mi pare, d’uno studente che sua madre non volle lasciarle sposare perchè povero. La mia amica ha deciso che sua figlia, poichè è bella, debba fare la signora.

— Dunque l’uomo che voi le proponete è ricco?

— Immaginarsi! — è nientemeno che il sig. Hetsel.