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264 | Novelle gaje. |
nei collegi, scavalcare un tale qualunque che inciampa la carriera di un tal altro carissimo — e tutte queste occupazioni subalterne a quella principale di trovar marito alle ragazze.
Le ragazze — poverine — adoravano la signora B. e affluivano in casa sua come le mosche al miele.
Ce n’erano di tutti i colori — nere, castagne, bionde, rossiccie, screziate; vestite d’azzurro e di color marrone, ma tutte col sorriso sulle labbra.
Le più zelanti non mancavano mai di preparare per l’onomastico della signora B. un ricamino fatto colle loro mani; poi s’inginocchiavano davanti alla signora B. (ora è di moda; le fanciulle quando si trovano in una riunione non siedono più, s’inginocchiano come i cammelli nel deserto), e dicevano:
— Scusi sa! Non ho potuto frenarmi — lei mi è tanto simpatica! Le voglio un bene!... Cara, cara signora B...!
Una sera di grande invito, la signora B. in veste di raso color sabbia con fiocchi di velluto rosso, passeggiava nelle sue sale più allegra, più impettita, più ciarliera del solito.
— Siete molto occupata, mia buona amica, tuttavia mi attento ad arrestarvi per chiedere notizia della vostra salute.
Chi parlava era un vecchietto galante al cui braccio la signora B. si sospese con molta famigliarità.
— Ah! caro, sono proprio occupata. Marito forse la mia Anna — figuratevi! — ne ha ventisette — è tempo. Quasi quasi disperavo di poterla collocare, ma se Dio vuole...