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Un matrimonio di progetto. | 261 |
Permettete dunque — continuo.
Il mio tipo è una donna; generalmente vedova, di mezza età, nè bella nè brutta, nè saccente nè ignorante, una donna insomma che possa adattarsi a tutte le situazioni, come un passaporto buono per tutti i paesi. Conosce molte persone ch’ella chiama invariabilmente i suoi cari amici; sa per la prima le nascite e le morti e le annuncia con un fare di confidenza dando ad ognuno il proprio nome di battesimo, storpiandolo un poco per vezzo e per farsi credere molto intima: Carola mi ha detto questo: Gigi e Pierino non vengono. Usa volentieri le frasi fatte: sono ben contenta di aver fatto la sua conoscenza — la simpatia vale più della bellezza — Manzoni è il primo romanziere d’Italia — la musica, oh!... la musica, ah!... Parlando di un fiore dirà che è tanto bello da sembrare dipinto e parlando di un quadro dirà che sembra naturale.
Ebbe dolori, sventure, controversie, disgrazie — specialmente fallimenti — può avere anche dei figli; amanti no — almeno palesi. La sua condotta deve essere o parere (che gran differenza) irreprensibile.
Foggiata così, quest’ottima signora gode la confidenza delle madri di famiglia che le raccontano come qualmente la loro figlia maggiore tocca i vent’otto — è una brava ragazza, casalinga, senza lusso, senza ambizione, ma!...
Questo ma eloquentissimo, testo completo da non aver bisogno di commenti è spalleggiato da un altro ma più dolce, più fiducioso, che rasserena il volto della madre e le fa soggiungere:
— I partiti in giornata sono tanto rari!