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Don Esteban. | 259 |
alberi la sua torretta vanagloriosa, simile alla fronte di una civettuola che vuol farsi vedere.
Il cavallo si fermò davanti al cancello; il cavaliere discese portando con precauzione la señora nelle sale terrene aperte e illuminate.
Avvenne allora qualche cosa di singolare.
Doña Sol adagiata su un divano di velluto aperse i suoi begli occhi e nello stesso punto il cavaliere, strappandosi la maschera, le si inginocchiava davanti.
Don Esteban!
Ah! il bel sorriso che ravvivò le guancie della marchesina e le care lagrime, non ancora asciugate, che tremavano sulle sue lunghe palpebre!
Don Esteban si impadronì del primo e delle seconde, cancellando e facendo spuntare ancora sotto i suoi baci nuovi sorrisi e nuove lagrime vezzose.
— Don Esteban, che paura mi avete fatta! —
— Doña Sol, come vi amo! —
In quella casetta perduta tra i boschi la bella andalusa romantica guarì da tutti i vani sogni e cominciò ad apprezzare la realtà.
— Volete darmi un bacio doña Sol, por l’amor de Dios! — domandò il Marchese ridendo.
— Por l’amor de Esteban! — rispose doña Sol ridendo anch’essa e coprendosi il volto con un lembo del suo accappatoio rosa.