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252 | Novelle gaje. |
un caldo meriggio d’autunno. I suoi compagni sparsi pei vigneti vendemmiavano cantando giulive canzoni, e lo accolsero con grida festose fra i grappoli d’uva matura.
Beniamino sedette sull’erba tiepida sotto i raggi del sole che tramontava, e ringraziò tacitamente Iddio che avea creato tante belle cose e tante buone persone.
Padrone di una casetta e di un campicello, amato, idolatrato da tutto il paese, egli trascorse la vita pacifica e serena.
Roberto veniva tutti gli anni a trovarlo in compagnia di Valentina e del fanciullo; questi erano certamente i più bei giorni per Beniamino, che rammentava allora, ridendo, le sue funzioni di cuoco, di cameriere, di balia; il bravo ragazzo non diceva altro, ma Valentina, additandolo a suo figlio, gli mormorava all’orecchio:
— Amalo, egli è stato l’angelo custode della tua culla!