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Beniamino. | 249 |
tive di nonna, ed il bricconcello ne approfittava per esercitare su larga scala mille moine di malizietta nascente, mille adorabili capriccetti.
— Ed i suoi genitori? domandava spesso la salumaia.
A questa domanda aspettata, Beniamino non mancava mai di tirar fuori il suo fazzoletto che, applicato su ambedue gli occhi, otteneva un pieno successo di compassione.
— Povero bambino! disse una volta — è dunque sfortunato?
— Sfortunatissimo.
— Sua madre?
— È un angelo.
— Suo papà?
— Un bravo giovinotto, ma i suoi parenti lo hanno mandato via di casa e non vogliono più pensarci.
La matrona si morse le labbra, perchè l’allusione la toccava da vicino, e molto dignitosamente rispose:
— È da credere che se i suoi parenti hanno agito in questo modo, avranno le loro buone ragioni.
— Senza dubbio, rispose Beniamino in tono conciliante; senza dubbio, ma un puntiglio, una collera, uno sdegno possono durare eternamente? Davanti allo spettacolo di una famiglia in miseria, di una giovine sposa che piange, di un bambino...
A questo punto, meglio che le parole, giovò il bambino in questione, rizzato sul banco e barcollante ancora sulle sue piccole gambe grassottelle, talchè l’austera signora allungò le sue magre braccia per soste-