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242 | Novelle gaje. |
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Volge ora un periodo di tempo nel quale le dotte persone che si occuparono di tramandare ai posteri la storia di Beniamino, non sono tutte d’accordo.
Chi dice che la giovane famigliuola passò qualche mese in orribili strettezze; chi la vuole soccorsa, benchè debolmente, dal padre di Roberto. Qualcuno poi afferma che Beniamino si slanciò a invenzioni incredibili per procurare il pranzo di un giorno e la cena di una sera.
È dunque sotto completa irresponsabilità che narro il seguente fatto; i lettori giudicheranno se è possibile o no che Beniamino l’abbia compiuto. Dalla finestra, ove il nostro eroe soleva inalberarsi a esplorare l’orizzonte, si vedeva una porta bassa e oscura fiancheggiata da due cartelli che dondolavano al vento, e che rivoltandosi, non presentavano il più delle volte che un cartone greggio.
Evidentemente il proprietario non aveva mai pensato che si potesse assicurarli con un chiodo; epperò tutte le volte che passava si dava la briga di raddrizzarli.
Beniamino, che aveva osservato quell’armeggio, volle togliersi il gusto, gusto fin qui innocente, di leggere i volubili cartelli; ecco cosa dicevano:
Masini e Tumuli
proprietari industriali.
Sacchi da vendere, grandi e piccoli
a prezzi onesti.