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238 | Novelle gaje. |
faccendarsi intorno a un paniere coll’intenzione di trasformarlo in una culla.
— È affar mio questo — disse il bravo ragazzo saltando in piedi — so bene cosa ci vuole per i bimbi appena nati!
E subito stese un cuscino ricoprendolo con una salvietta che doveva fare le veci di lenzuolo; intanto dalla camera vicina si udirono alcuni vagiti.
Beniamino diventò rosso come una melagrana spaccata; poco dopo si sentì abbracciare furiosamente. Era Roberto fuori di sè per la contentezza.
— Lo vedrai, lo vedrai! è un amore; ha gli occhi neri e i capelli biondi, ha il naso aquilino e la fronte piena d’intelligenza. C’è del genio in quella fronte! Mi ha guardato; certo capisce che sono il suo papà.
Beniamino ascoltava senza fiatare, persuasissimo che il neonato dovesse avere tutte le perfezioni immaginabili; quando si sentì in grado di metter fuori la voce e diminuito il rossore dell’emozione, chiese a Roberto di poterlo vedere.
— Adesso no; Valentina dorme, ed anche lui, ma più tardi te lo porterò qui e gli farai un bacio.
Beniamino all’idea di quel bacio saltò alto un metro e si riempì di zucchero le tasche.
⁂
— Trà, là, là, fa la nanna bambino! intanto che dormi scenderanno gli angeli del cielo a portare i confetti d’oro sulla tua culla; d’oro come i tuoi capelli, rosa come le tue guancine, tondi tondi come il