Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Beniamino. | 233 |
— Insomma volete spiegarvi?
— Pur troppo il mio padrone non si inganna, i sintomi sono infallibili.
— Parlerete una volta?
— Signora, non andate in collera — io sono già tutto agitato — il mio padrone ch’è medico, come sapete, mi ha detto che stanotte vi furono due casi di colera qui in contrada.
— Misericordia! — urlò la pizzicagnola cacciandosi le mani nei capelli.
— Zitta, per il vostro bene; se vi fate scorgere, al menomo indizio verranno a prendervi.
— Ma mi sento male!
— L’ho detto io! si capiva alla ciera; non dite niente a nessuno. Vi manderò il mio padrone, che possiede un rimedio infallibile e vi guarirà in poche ore.
— Siate benedetto!
A questo punto del dialogo Beniamino finse di avere una gran fretta, e:
— O povero me! come si è fatto tardi; ho l’arrosto sul fuoco che mi piglierà il bruciaticcio.
— Andate, andate pure; i conti li aggiusteremo un altro giorno e ricordatevi di mandarmi il dottore.
— Va bene; egli è che volevo prendere un po’ di presciutto e quattro braciole.
— Prendete pure.
Beniamino frugò precipitosamente nelle tasche.
— Eh tralasciate, faremo una nota sola, ma per carità mandatemi il dottore.
Beniamino intascò presciutto e braciole, giurando che il dottore sarebbe venuto subito.