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232 | Novelle gaje. |
si sposava armoniosamente al fruscìo della sua gonna di seta.
— Sì, pensò Beniamino, ella ha bisogno di fiori, di nastri, di merletti per le sue bianche carni delicate; ha bisogno d’amore, di felicità, di spensieratezza e di lusso. Il cielo non sarà mai troppo azzurro per riflettere i suoi limpidi occhi e Roberto non spenderà mai troppo per adornare la sua testina di Madonna; ma intanto come farò io a darle da mangiare oggi?
⁂
Un’ispirazione improvvisa attraversò la mente di Beniamino.
Con due salti fu in istrada, entrò franco nel negozio di pizzicagnolo, e disse alla padrona:
— Sono qui per saldare il conto.
— Alla buon’ora, vado a cercare il libretto.
— Arrestatevi un momento... Dio come siete pallida.
— Io?... fece la pizzicagnola, impallidendo davvero.
— Ma sì; non vi ho mai veduta a questo modo... egli è che...
— Che cosa?
— No, no, non dico nulla, non voglio spaventarvi.
— Mi fate tremare.
— Davvero, tremate? — e sentite anche una specie di sudore freddo?
— Credo.
— O Gesù mio! — gridò Beniamino alzando gli occhi al cielo.