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230 | Novelle gaje. |
— Piano, mia vita, tu vuoi farti del male; pensa, se nascesse un gobbetto per causa tua?
— Quali idee! Il nostro piccino deve essere bello come un angelo; avrà i tuoi occhi.
— No, i tuoi.
— Il tuo naso.
— La tua bocca.
— Lo chiameremo Alfredo.
— O Edgardo.
— O Guido. E se fosse una bambina?
— Non è possibile (disse Roberto convinto).
— Davvero?
Pronunciando questo avverbio i grandi occhi di Valentina esprimevano una infantile meraviglia. Roberto l’allacciò nelle sue braccia.
— Gli faremo un bel abitino bianco guernito di pizzo.
— Sì, mia gioia.
— E una culla tutta foderata di raso come una bomboniera.
— Sì, mio amore.
— Con un velo sopra, per le mosche.
— Tutto quello che vuoi.
— E non lo metteremo in collegio, veh?
— No, certo.
— Nè permetteremo ch’egli faccia il soldato.
— Gli faremo dare un’educazione all’inglese.
— Benissimo, all’inglese; poi lo condurremo con noi a Londra per perfezionarsi. Che piacere! andare a Londra tutti e tre. Tu mi amerai sempre, non è vero Roberto?