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228 Novelle gaje.

d’incontrare la fortuna per strada. Co’ suoi genitori si era umiliato in sulle prime, ma poi punto dai loro sdegnosi rifiuti ci metteva dell’amor proprio a far senza di loro.

Aveva credito presso i bottegai della contrada e in qualche circostanza speciale se l’era cavata vendendo gingilli, orologio e catena, ma i denari nou mettevano radice nelle sue tasche. Appena si trovava possessore di qualche lira veniva a casa carico di cioccolattini e di confetti per Valentina, di qualche bel nastro da recingere il suo bianco collo, di un fiore raro pe’ suoi capelli biondi.

Valentina tentava sgridarlo dicendogli che non avevano legna in cucina. Roberto l’abbracciava, la baciava e finivano quasi sempre coll’uscire insieme a prendere il sorbetto...

Beniamino, il più assennato dei tre, capì che a questo modo non si poteva andare avanti.

Occorreva una riforma: il bravo ragazzo ci si metteva piedi e mani per far economia; ma l’economia è possibile quando vi è qualche cosa da economizzare e tanto la dispensa come la cassa della giovane famigliola, somigliavano all’Arabia petrea.

— Padroncina, diss’egli un giorno infilando il paniere nel braccio, come si provvede oggi al pranzo?

— Ahimè! fece Valentina gettando un malinconico sguardo alle sue piccole scarpe bucate. Dio lo sa!

— Come, padroncina, non vi è proprio più nulla?

Ella pose sugli occhi il suo fazzolettino di battista e singhiozzò così pietosamente che Beniamino gettò a terra il paniere, tutto commosso e agitato.