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Beniamino. 223


Vi si vedevano quadri pregevoli in cornici dorate e tende di cotone alle finestre; una poltroncina di velluto cremisi accanto a una sedia di paglia; un paiolo sotto un piccolo tavolo di mogano; due assicelle confitte nel muro, su una delle quali giaceva accuratamente ripiegato un vestito di seta lilla, e sull’altra ciottole, bicchieri e caffettiere.

Nella seconda camera un letto nuziale elegantemente intarsiato era coperto di un vecchio scialle ed aveva un solo guanciale.

Intanto che Roberto posava il lume sul tavolino di mogano, urtando col piede nel paiolo, Beniamino uomo d’ordine, osservava tutte queste incongruenze. La sposina se ne accorse, arrossì, e nascose prontamente sotto la sua bianca gonna uno scarpino ricamato... e bucato.

— Valentina mia cara, continuò Roberto facendo ruzzolare il paiolo — ecco un bravo ragazzo, che la Provvidenza ci ha mandato per i nostri meriti e per i nostri bisogni; è il figlio della mia nutrice; egli acconsente a rimanere con noi... non è vero Beniamino?

— Oh! sì, rispose Beniamino che già pensava al modo di allogare quel paiolo.

— Accudirà le nostre piccole faccende, il pranzo, le spese e terrà in ordine la casa, eh! Beniamino?

Beniamino fece un cenno di assentimento, mulinando quali idee potesse avere Roberto sull’ordine di una casa.

— E in quanto al salario, concluse il giovine medico, ti daremo quello che vuoi.

Valentina lo urtò dolcemente con un braccio susurrandogli che la cassa era vuota...