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Beniamino. 215

co’ suoi trenta denti sani (quello del giudizio e della sapienza, inutili a parer mio, non gli erano spuntati) egli osservava che il cielo era così azzurro come al suo paese, ed egualmente ridenti gli alberi nella loro veste primaverile. Alcune formiche, uscendo di sotto la panchina, vennero a far provvista di briciole. Beniamino ritirò i piedi per paura di schiacciarne qualcuna.

Passò un poverello vecchio e colle gruccie, Beniamino si tolse di tasca un soldo e glielo diede. Il poverello lo guardò con meraviglia e riconoscenza insieme, e il nostro eroe, toccando colla mano i settanta centesimi che ancora gli rimanevano, ringraziò Dio di essere così ricco e di tenere nel suo panciotto una provvista di lieti momenti per il prossimo disgraziato — e ancora questo aggettivo lo adattò in senso molto traslato. — Egli era d’opinione che nessuna disgrazia fosse assoluta al mondo, nemmeno quella di cadere e fratturarsi una gamba, perchè restava l’altra.

Lode a te, Beniamino, filosofo semplice e profondo.

Mille seduzioni lo aspettavano ancora e altrettanti piaceri.

Senza muoversi dalla panchina, egli aveva assistito alle manovre di un drappello di soldati, ed ora li se-