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208 Novelle gaje.

prima erbetta, i grilli saltellavano sulla siepe, e la violetta fioriva profumando il margine dei ruscelli.

Anche il cuore di Beniamino balzava allegramente — egli aveva diciotto anni.

I suoi amici, che lo videro attraversare il paese col bagaglio sotto l’ascella, gli si fecero premurosi d’attorno.

Beniamino li abbracciò tutti ad uno ad uno.

Vi fu qualche occhio rosso e qualche voce piagnolosa osò mormorare:

— Perchè te ne vai, Beniamino? — ma Beniamino li consolò promettendo di ritornare — e ricco! — soggiunse facendo schioccare le dita della mano destra.

Tant’è, i suoi amici restarono malinconici e grulli, nè la domenica seguente vi fu alcuno che ardisse proporre i soliti schiamazzi sul sagrato della chiesa.

L’immagine di Beniamino era scolpita in tutti i cuori e la vecchia Marta recitando il rosario fece a parte questa clausola: per Beniamino!

Beniamino intanto viaggiava senza fretta e senza pericolo sulla barcaccia, che da Cassano d’Adda conduce lungo il Naviglio, a Milano.

Sono quindici o venti miglia e stette in viaggio l’intera notte — confortata da una tasca piena di ciliege, che egli spogliava di mano in mano gettando il nocciolo nel canale e seguendo con interesse i circoli dell’acqua percossa, che si inargentava al raggio della luna.