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COME LA MIA ANIMA FU PERDUTA
ALLA GRAZIA.
storia un po’ lunga.
(Chi la narra è un giovanotto sui trent’anni molto simpatico, abbastanza spiritoso, elegante quanto è necessario per piacere a una donna di buon gusto senza dispiacere a una donna di buon senso; il suo nome è Torquato Gallieri degli Omodei; il suo stile è il seguente.)
al quale mi vedete, membro del turf e dello steeple-chase, socio di molti clubs, abbonato al Libero Pensiero, con un piede nell’aristocrazia e l’altro nella democrazia (il primo in onore delle belle damine che adoro, il secondo per i miei amici che rispetto), irrequieto sempre, avido di emozioni e di piaceri; un’anima dannata infine; ebbene, tal quale mi vedete, io crebbi fra due abati, una beghina e un confratello della pia associazione del Buon Pastore.
Il Canavese, piccola provincia che si stende da Ivrea a Candia, ebbe l’onore di darmi i natali: che questo fosse proprio un onore per il Canavese me lo ripetevano continuamente servi e vassalli del mio castello paterno. La boria e l’ignoranza, tenere sorelle, sedet-