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Perchè sono celibe. 199


Aspettavo il dottore con impazienza febbrile.

— Vittoria! disse egli prevenendo le mie domande. Aurora vi ha trovato di suo gusto — le piacete.

— Allora il matrimonio si fa? esclamai arrossendo come un giovinetto di quindici anni sorpreso in flagrante furto amoroso — e ciò prova che l’innocenza è di tutte le età.

— Piano! — se volete andar sano e lontano. Aurora, affermando che le piacete, fece precedere l’osservazione che di sera non ha potuto osservarvi bene — è incerta se abbiate o no qualche capello bianco. In confidenza, ne avete?

— Un centinaio circa; eccoli: guardate.

— Tingeteli, mio caro signor Gregorio — è l’affare d’un minuto e può decidere di tutta la vostra vita.

— Ch’io li tinga? Ma presto o tardi mia moglie lo saprà.

— Che importa? Non sarà più in tempo per retrocedere.

— Quale consiglio, dottore! È un inganno bello e buono.

— Bello e buono come voi dite; quando manca natura, arte procura.

Esitai un momento; ma la sincerità del mio carattere prevalse.

— No, dottore. Io mi presenterò come sono e non mi venderò più di quello che valgo.

— A voi tocca! fece il dottore stringendosi nelle spalle.