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196 Novelle gaje.


— Diavolo, perchè?

— Ecco — ho anch’io le mie idee, i miei pregiudizi se volete. Non sposerò mai una vedova. Rammentate, dottore, quelle belle farfalle azzurre sparse di polvere d’oro che scherzano sull’erba del prato? Se voi le toccate la polvere cade — la farfalla resta, ma non è più la stessa — io non raccoglierò quella farfalla.

— Hum! hum! fece il dottore annasando tabacco. Questa teoria delle farfalle e della polvere d’oro mi sconcerta alquanto. Cerchiamo adunque una farfalla colla polvere. — Vi spiacerebbe che fosse bionda?

— Anzi è il mio colore favorito.

— Un biondo ardente che confina col rosso — però non è rosso; occhio nero; taglia da Giunone; mano di Psiche: ventotto anni e quindici mila lire.

— È più di quanto avrei osato sperare. Ma ditemi; questa signorina, ama i versi, la letteratura, i poeti?

— Per chi mi prendete, che io v’abbia a proporre una letterata? la variazione più nojosa del sesso gentile! Aurora — si chiama Aurora — è una deliziosa creatura, bella, spiritosa, sufficientemente colta; è un po’ altera e nutre forse qualche pretesa esagerata... ma voi mi sembrate al caso di poterle soddisfare. Mettetevi per alcuni giorni a un regime nutritivo, fate del moto, prendete delle distrazioni, consultatevi col sarto e col parrucchiere e poi vi presenterò.

— Non volete dunque farmi un salasso, dottore?

— Andate al diavolo col vostro salasso.