Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/205


Perchè sono celibe. 195


— Corbezzoli! l’avete forse già provato?

— Ahimè — vorrei non dovervi rispondere come quel tale: «Ho preso tutti i sacramenti eccettuato il matrimonio.»

— Non è il caso di disperarsi, signor Gregorio carissimo; quello che non s’è fatto si può fare.

— Credete? Oh! se il vostro rimedio si vendesse alla farmacia come l’olio di ricino!

— Meglio ancora, che diamine! Esso si trova per le vie, per le piazze, per i teatri.

— So cosa volete dire — ma io non vi sono mai riuscito.

— Suvvia, volete che vi ajuti?

— Ah! dottore, non sarebbe meglio farmi un salasso? ho il sangue che mi vuol scappar dalle vene.

— Voi prenderete moglie e lascerete il vostro sangue come si trova. Le vostre finanze sono in buon ordine? non avete debiti? non avete impegni od obbligazioni di qualsiasi genere? Siete libero infine?

— Libero come gli uccelli dell’aria.

— Orsù, mi impegno io di trovarvi moglie. Vi piacciono le donne brune, bionde? grasse, magre? alte, piccine? vivaci, malinconiche?

— Non sono tanto esigente — d’altronde mi fido a voi.

— Avrei il fatto vostro in una bruna seducentissima; sguardo di fuoco, piede andaluso, nervi d’acciaio — una foresta per capigliatura; due archi per sopraciglie; è vedova...

— Scusate se vi interrompo — è inutile proseguire.