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Perchè sono celibe. 193

parisse un amante esclusivamente platonico — ma io diffido del platonicismo e non mi curo menomamente di avere una donna che confida alla brezza i suoi sospiri; un giorno che non tiri vento ella li confiderà alla carta e quando non abbia inchiostro manderà semplicemente la chiave della porta.

Guardate mo’ che bel matrimonio io facevo se Martino avesse potuto calzare gli stivali o s’io non mi fossi mosso a compassione di lui!

Tracciai rapidamente l’indirizzo del mio rivale sulla nuova coperta della lettera e la spedii al suo destino. Il giorno dopo scrivevo a Francesca:

     «Signorina!

«Sono caduto dalla scala e mi fratturai una gamba; forse ci sarà bisogno dell’amputazione — ella vede che — per il momento almeno — mi trovo inabile al matrimonio. La supplico a non mettersi in pena per me e a dimenticarmi mentre mi sottoscrivo

Suo umiliss.o servitore

Gregorio.»


Chiesi un permesso di quindici giorni per motivi urgenti di famiglia e andai a Montevecchia a bere del latte e a mangiare gli stracchini.

Della grossa Francesca non seppi più nulla.

Correva l’anno mille e ottocentocinquantanove — quarantesimo della mia età — ed io pensavo molte