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Perchè sono celibe. | 191 |
netrava — guardai l’indirizzo: Al signor Ciro Ruspini — ferma in posta — città.
Infine — pensai — io non voglio sapere cosa contiene; l’apro ad occhi chiusi; cambio la sopraccoperta; rinnovo l’indirizzo e buona notte a chi resta. Già non mi si presenta altra via — e la poltiglia penetra. Entrai risolutamente in un caffè, chiesi l’occorrente per scrivere e ruppi il suggello — il suggello rappresentava due colombe che si imbeccavano. Emblema alquanto sospetto, non è vero, lettori? Ma io avevo promesso a me stesso di non commettere alcuna indiscrezione; presi con delicatezza il foglio che era scritto su tutte quattro le facciate orizzontalmente, verticalmente, diagonalmente — giuro che non mi fermai a decifrare la calligrafia, ma quell’inglese coricato mi era soverchiamente noto perchè non lo riconoscessi mio malgrado. Non vi era più dubbio — quella lettera l’aveva scritta Francesca. Il demone della gelosia mi punse crudelmente — ma ragionai — non ho in alcun modo il diritto di violare le sue corrispondenze. Ciro Ruspini può essere un libraio che le fornisce le opere in voga; può essere un parente; un conoscente, un signore qualunque che le abbia prestato dei volumi; può essere — vergognati Gregorio di accogliere nel tuo seno oltraggiosi sospetti verso la donna amata!
Ero a questo punto eminentemente cavalleresco del mio monologo, allorchè tra l’una e l’altra pagina fece capolino una ciocca lunghissima di capelli biondi.
Ah! Gregorio, Gregorio, questa volta ci siamo.
Francesca ha un amante.