Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/194

184 Novelle gaje.

quanto gli sia cara la bellezza della sua amante, gli è soverchiamente caro il sentimento che la fa sua. L’amore nasce forse dalla materia, ma tende a lanciarsi verso il cielo.

Più che le forme appariscenti di Francesca io vagheggiavo il suo tenero cuore, la sua sentimentalità: e il raggio de’ suoi sguardi, il rossore delle sue guancie che mi promettevano fibre sensibili — tanto quanto l’avrebbe permesso l’indiscreta imbottitura che la avvolgeva dalla testa fino ai piedi. E chi sa se l’amore passando col suo soffio ardente attraverso quella massa combustibile non la ridurrebbe a più simpatiche proporzioni? Tanto insomma fantasticai che mi persuasi essere Francesca la donna destinata alla mia felicità. Ma come rivederla? Come parlarle? Questi due quesiti non restarono lungamente insoluti. Povero l’amante che — quando voglia — non sappia trovar modo di avvicinarsi all’amata!

In un angolo remoto del mio appartamento, presso un chiodo sul quale solevo appendere il cappello, stava scritto in bell’inglese coricato:

T’amo siccome il pallido
Raggio di mesta luna;
Come romita plejade
Che appar per notte bruna;
T’amo siccome il languido
Fior del morente april,
Dell’alba il pianto e l’alito
Del zeffiro gentil.

Quantunque riescisse impossibile paragonar Francesca a un raggio di luna, a una plejade, a un zeffiro, tuttavia mi compiacqui di rileggere la strofa pen-