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180 | Novelle gaje. |
— il che non mi avanzò molto nelle misure che prendevo — ma m’ispirò una viva curiosità di sapere chi fosse l’anonimo illustratore di quelle pareti.
Continuando le mie perlustrazioni rinvenni dei fiori secchi, delle coroncine di viole del corno, un piccolo cuore di cristallo sormontato da una freccia di ottone, un brandello di carta con suvvi scritto questa semplice ed eloquente esclamazione: ahi! — e finalmente un lungo spillo d’oro fregiato d’una ametista.
Vada per i fiori, per le coroncine, per il cuore di cristallo — il loro proprietario non li rimpiangerà — ma lo spillo ha un certo valore e mi sento l’obbligo di restituirlo.
Chiamo il portinaio:
— Chi era la persona che mi precedette in questo appartamento?
— Un vecchio capitano in ritiro.
— Oh diavolo! Solo?
— Con una figlia.
— Meno male; (la faccenda delle coroncine e del cuore di cristallo si spiega meglio).
— Con un’ordinanza, o servitore, o cuoco che fosse.
— Questo è soprannumerario. Ve lo chiesi perchè ho rinvenuto un oggetto d’oro — e se voleste incaricarvi di portarlo al capitano...
— Mi dispiace, signore, ma io non m’incarico di nulla. Ebbi qualche diverbio con quel vecchio militare brontolone e non voglio impacciarmene altro.
— E allora come si fa? Vedete bene che la mia coscienza non mi permette di ritenere...