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172 Novelle gaje.


Gretchen — chi sa che non ritroviamo la pipa! e quanto al ragazzo...

— Non me ne parlare.

Elisabet soffocò un singhiozzo.

Era una bella giornata, ma il sole batteva indarno sui piccoli vetri della finestra facendo sbocciare i giacinti; la gioia aveva disertato da quella camera e l’antico impiantito di legno che scricchiolava sotto i piedi sembrava lagnarsi che un Goldbacher fosse così malinconico in un giorno di festa; proprio quando il piacere doveva illuminare la sua faccia rubiconda e spargere per tutti i pori quella calma soddisfazione che fa prosperare, più che altri sotto il cielo, il buon popolo tedesco.

— Vediamo, Elisabet, che cosa m’hai preparato? Cosa nascondi nel grembiale? — Il borgomastro fece queste domande per cacciare i pensieri fastidiosi.

La fanciulla si avanzò presentando un berretto greco ricamato in oro.

— Oh! oh! oh! Come deve star bene la mia faccia bavarese sotto questo berretto alla Botzari — e tutto sorpreso di aver potuto ridere tornò a fare: — oh! oh! oh!

In quel punto una voce simpatica e virile si fece udire accanto all’uscio di cucina.

— È permesso?

Prima che alcuno si desse la briga di rispondere, Hans si trovava già nel mezzo della camera.

I tre personaggi si atteggiarono stupefatti in pose differenti. Il borgomastro col suo berretto in mano e colla bocca singolarmente imbarazzata tra il riso re-