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170 | Novelle gaje. |
questa pretesa alla mano di sua figlia. Elisabet era una ragazza per bene, educata, gentile e con una dote discretina. — Hans un discolaccio senza giudizio, senza abilità, senza avvenire. Concluse:
— Come potresti tu mantenere una famiglia?
— Lavorando — rispose Hans con rispettosa sicurezza.
— Ma se non sai lavorare?
— Oh! sì, so lavorare quando ho voglia e per Elisabet lavorerò.
— No, tu non farai mai nulla di bene.
Proteste da una parte, negazioni dall’altra; il giovane Hans era un po’ bollente, Goldbacher digeriva male e ne nacque una mezza lite che Gretchen dovette interrompere pregando Hans a ritirarsi.
Da due giorni appena era accaduto questo fatto che doveva decidere Joseph a rimandare a Fürth il suo allievo, e per intanto lo aveva bandito dall’intimità di famiglia, obbligandolo a restare nella propria camera, quando la sparizione della pipa sopraggiunse come un nuovo incubo nel placido corso della sua vita.
Un pensiero doloroso era già troppo per il suo cervello — due lo atterrarono.
Simile a un marinaio che ha perduto la bussola (supplico tutti i marinai dell’universo a perdonarmi il paragone) Joseph Goldbacher non sapeva da qual parte voltarsi, ove dirigersi, come incominciare.
Tra Hans, la pipa e i sospiri di sua figlia il pacifico cittadino di Lindau dimagrava a vista d’occhio. Gretchen, la buona e tenera Gretchen, aveva già dovuto per ben due volte stringere la fibbia del suo panciotto