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168 | Novelle gaje. |
viva nemmeno la polvere e così destro, così sagace che all’infuori del borgomastro erasi accaparrati tutti i cuori della casa. La vecchia Trudchen si sarebbe fatta ammazzare per lui e Gretchen aveva molte volte interposto la sua parola per rabbonire il marito, quasi sempre malcontento del suo indocile allievo.
Si sentiva tanto tranquillo, lui, il florido borgomastro, che non capiva la irrequietezza di quel ragazzo, e ciò che era semplice bollore giovanile acquistava nel suo cervello le proporzioni di un carattere sfrenato e indomabile.
La minaccia che faceva maggior impressione al giovane Hans era questa: Ti manderò al tuo paese.
Fürth, il suo paese, eragli diventato odioso dacchè a Lindau viveva la dolce Elisabet; d’altronde a Fürth il povero ragazzo non aveva altri parenti che un vecchio prete.
La passioncella dei due giovani era cresciuta chetamente, all’ombra tranquilla della famiglia, presso la grande stufa di terra verniciata e dipinta dove Elisabet scaldava le sue manine e dove Hans faceva degli studi sulla combinazione dei colori, risultando in definitiva che il più bello azzurro stava negli occhi di Elisabet e l’oro più smagliante era quello de’ suoi capelli.
Dichiarazioni non ne erano corse molte. Si guardavano, arrossivano, scordavano insieme l’ora del pranzo, si stringevano qualche volta la mano se accadeva che le loro mani si incontrassero errando sulla stufa...
Una volta la fanciulla gli aveva dato un fiore e