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La pipa dello zio Bernhard. 165

il ladro lo faccio chiudere in prigione sotto la condizione implicita di lasciarlo morire di fame? Non sapete di che cosa è capace un Goldbacher quando viene offeso ne’ suoi più legittimi affetti?

In tutta la sua vita di cittadino e di borgomastro non aveva mai parlato con tanta veemenza.

Gretchen, Trudchen ed Elisabet ascoltavano in silenzio; quest’ultima un po’ distratta — senonchè Trudchen interruppe la filippica avvertendo che i schibling si raffreddavano.

Argomento più convincente non si poteva opporre alla furia del degno magistrato, che sedette subito nel più vasto dei seggioloni ed appendendosi al collo il nitido tovagliolo delibò con vero olfato di gastronomo il profumo della vivanda nazionale.

Gretchen sedette alla sua destra, Elisabet alla sinistra Trudchen girando intorno al tavolo lanciava occhiate torve al posto del giovane Hans.

Elisabet, incapace di trovare un’occhiata torva nel fondo sereno delle sue pupille, guardava timidamente e sospirava.

— Dove sarà a quest’ora... — pronunciò con lentezza Joseph Goldbacher perchè aveva la bocca piena.

— Hans? — interruppe la vecchia ringhiosa.

— No — corpo di Bacco! Chi osa nominare qui quel briccone? Io penso al ladro della pipa.

— Ed io al povero ragazzo.

— Non vi si chiede a che cosa pensate, vecchia Trudchen, ma se assolutamente volete occuparvi, riempite la mia tazza di birra.