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Avventure di due filosofi, ecc. 149


Bettredin, supponendo che il suo compagno volesse starnutire, ebbe la compitezza di dirgli: Felicità!

La qual cosa non consolò nè punto nè poco il filosofo materialista.

Uno splendido tramonto rosseggiava sulle cime dell’Ararat e già le prime stelle salivano dall’orizzonte a popolare il cielo, nè i due filosofi mostravano di voler andarsene — anzi dialogavano con molta anima, allo scopo di rendere felici le loro spose e sè stessi.

Bettredin diceva:

— Le donne, creature eteree, vaporose, caste, che assai più di noi si avvicinano all’ideale, non dobbiamo considerarle (come pur troppo avviene) quali macchine passive destinate a scopo di materia. Un nutrimento leggero esclusivamente vegetale, foglie di rosa se fosse possibile — letture mistiche — aspirazioni continuate verso l’indefinito...

— E pediluvi frequenti — interruppe Nourredin ridendo sotto la barba.

Non pare che Bettredin rilevasse l’ironia perchè seguitò:

— Quando il mondo uscì perfetto dalle mani di Allah e prima che la materia si ergesse a dominatrice...

— Un momento. È oramai provato, provatissimo che la terra è un sole estinto, e sia che la si voglia considerare all’epoca del suo massimo calore, un aggregato cioè di materia gasosa incandescente, sia allo stato solido che acquistò gradatamente raffreddandosi