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Avventure di due filosofi, ecc. 145

l’intelligenza, tutti i moti superiori dell’anima indipendenti dalla materia e senza di essa vivi?

— Senza di essa? scusate. Io vedo bensì molti corpi privi d’anima, ma non vedo un’anima sola senza corpo e dove l’uno e l’altra camminano di conserva è sempre l’anima che soggiace ai materiali bisogni.

A questo punto un largo e prolungato sbadiglio dischiuse le mascelle di Bettredin.

— Argomento, fratello mio, che abbiate fame — continuò Nourredin — per quanto possa ripugnare alla vostra nobile anima, io credo che un pasticcetto caldo aiuterebbe mirabilmente la vostra facondia.

Passava appunto un giovane eunuco, recante su un vassoio d’argento alcuni profumati pasticci d’ananas.

— Che Allah mi perdoni se sbaglio, quello è uno de’ miei schiavi! — esclamò il filosofo spiritualista, e chiamò per nome.

Il giovinetto si accostò riverente.

— Dove porti quei pasticci?

— Alla mia padrona e vostra sposa, la celeste Badura, poichè si sente lo stomaco languido e le pigliano i vapori.

— Come! la celeste Badura, che io nutro di idee sublimi e di ragionamenti spirituali, si permette in mia assenza così basse condiscendenze alla carne?...

Si interruppe, non volendo mostrare tutto quanto il suo pensiero davanti a un servo; prese colle due dita un pasticcetto e lasciò che il messaggero continuasse la sua via.