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144 | Novelle gaje. |
quel filosofo garbato ch’egli era (il fatto è tanto raro che non temo di ripeterlo soverchiamente) tacque subito e si pose in attitudine di chi ascolta con attenzione.
Bettredin esclamò:
— Oh setta traviata, materialisti ignobili che in un pugno di fango riponete le leggi divine dell’universo! Allah è grande e Maometto è il suo profeta. Egli ci disse che chi opera bene avrà bene; chi si leva le ciabatte prima di entrare nel tempio godrà l’eterna voluttà del paradiso e chi si astiene dalla carne di porco abbraccierà la più bella fra le hurì. Come potete dunque sostenere che tutto è materia? Ci avrebbe Allah comandato di mortificare la materia se la materia fosse l’unica base del nostro essere? E che valore avrebbe la virtù ridotta allo stato di semplice protuberanza?
— L’uguale valore — gridò Nourredin — che merita allo stato d’astrazione. Quando tutto il sistema spiritualista fosse tradotto in realismo si procederebbe per vie diverse ai medesimi effetti col vantaggio della verità per scorta. Una volta stabilito che il sangue ricco di globuli e di calore non si modifica davanti a un capitolo di filosofia, si tenderà a calmarlo con mezzi materiali, con un trattamento dietetico confacente. Credete che la proibizione del porco, precetto santissimo della nostra religione, agisca su tutti con eguale profitto? Io ne conosco molti che aspirano organicamente alla carne di maiale e che si troverebbero meglio se non fosse vietata.
— Ma dove lasciate il libero arbitrio, la volontà,