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Un ideale. | 131 |
brillantate faccette scintillavano come sguardi maliziosi di pupille nere.
— Anche tu non mi comprendi!
— C’è almeno qualcuno che abbia avuto questa fortuna o mia graziosa sfinge?
— Vuoi alludere a quel giovane che il tuo spiritello famigliare ha veduto in mia compagnia?... Ebbene, non lo nego, quello è un giovane simpaticissimo, colto, artista, letterato... un po’ di tutto.
— Una biblioteca circolante.
— Oh! se lo conoscessi! Egli mi apprezza immensamente, riconosce la mia sensibilità, divide i miei gusti poetici; ora sta spiegandomi i passi difficili dell’Aminta e del Pastor fido; è un lavoro un po’ lungo.
— Eh! lo credo, perchè i passi difficili abbondano in queste due novelle, ma se io fossi in te non vorrei farmeli spiegare di notte, sul bastione... Anzichè facilitare i passi, questo sistema può crearti degli imbrogli.
— È stato un capriccio! ma spero bene che non penserai...
Carolina si fermò imbarazzata.
— Io vorrei poter non pensare nulla; sarebbe il meglio.
— Dubiti forse della mia onestà?
— Io non dubito di nessuno; so appena che il mondo ciarla e che non bisogna lasciarlo sbizzarrire troppo in supposizioni. Sono false, tu dici. Che monta? Non c’è a fianco la traduzione come nelle opere greche per la comodità dei confronti, e il pubblico cre-