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4 | Novelle gaje. |
zialità, ma mi parve notare che i suoi occhi diventavano oltremodo teneri quando correggeva sul mio foglio il verbo Lieben.
Eravamo giunti alle piccole frasi e Wilhelmine accentava con sentimentale languore: Mein Herz seufzt nach ein unbekantes Wohl: il mio cuore sospira un bene ignoto.
Anche il mio cuore incominciava a sospirare un bene... non troppo ignoto a dir vero — tuttavia nemmeno notissimo; non vorrei mi pigliaste per uno scapestrato.
Io ero allora in quel periodo fortunoso della prima giovinezza che bene si può rassomigliare all’alba — il sole non è sorto ancora, ma non è più notte.
Sentivo una dolce commozione quando la bella Tedesca mi guardava, o quando, sotto al piccolo tavolo, accadeva uno scontro più o meno involontario di ginocchi.
Il focherello prendeva a poco a poco le proporzioni d’una fiamma.
Un giorno, fatto ardito dalla circostanza che Vittorio raccoglieva per terra alcune penne cadute e quindi non poteva vedermi, mi impadronii della mano di Wilhelmine e la strinsi con tutto l’ardore d’una dichiarazione appassionata. Ella ritirò la mano, ma pochi momenti dopo scriveva sul mio quaderno: Eure Augen gefallen mir: e siccome avevo il dizionario davanti, tradussi senza fatica: mi piacciono i vostri occhi.
Che poteva desiderare di più? Gli occhi sono la via del cuore e se alla bella prima madamigella Wilhelmine imbroccava la via giusta, io dovevo conside-