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Un ideale. 129

un verso, estraneo alle intime commozioni del sentimento.

— Scommetto che tu poni il sentimento nel raggio della luna e la poesia in qualche terzina sfogata colle rime in ore.

— Già la poesia è una sola. Quando mio marito viene a casa e infilza quelle sue orribili pantofole ricamate a canovaccio — imagina! l’eterno fondo nero colle eterne rose — Dio! come detesto quelle rose; poi accende la lucerna, poetica occupazione! poi legge... che cosa credi tu ch’ei legga?

— Il giornale.

— Hai indovinato; quel prosaico giornale! Io da una parte con Prati e Berchet; egli dall’altro col pareggio e colla guerra di Spagna. Auf!

Carolina si faceva vento.

— Che vuol dire il punto di vista! Anche mio marito ha un paio di pantofole ricamate al canovaccio; sono rosse con una testa di cane; incominciano a rompersi in punta, ma non mi irritano i nervi, t’assicuro; al contrario le guardo con piacere, pensando che potrò presto surrogarle con altre fatte da me; quel giorno sarà una festa; mi par di vedere il sorriso soddisfatto di mio marito; egli calzerà allegramente le mie pantofole e baciandomi sulla fronte mi dirà: «Brava mogliettina!» Ah! quanta poesia.

Carolina alzò, sdegnosetta, le spalle.