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128 | Novelle gaje. |
— Cara, io ti voglio tanto bene che non so tollerare le dicerie che si fanno sul tuo conto; anzitutto non voglio credere...
— Ma che dicerie si fanno? — Interruppe ella un po’ altera.
— Sai bene... le solite. Ti hanno veduta con un giovane...
— E così? I miei amici sono dunque obbligati ad avere l'età dei senatori?
— Devi giudicare tu stessa ciò che conviene e ciò che non conviene. Io non voglio farti la maestra. Ho voluto soltanto avvertirti che il mondo è tutt’occhi, tutt’orecchi e tutta lingua.
Ella aveva abbandonato l’aria fiera e giaceva accasciata sulla sua poltrona, meditabonda. A un tratto scattò come una molla:
— Senti, mia buona amica, a te posso dir tutto; non son felice!
— Non sei felice?
— No, no. Mio marito non mi comprende; siamo agli antipodi. Io tutta nervi, tutta cuore, tutta sensibilità; egli un materialone, un prosaico!
— Oh! oh! — feci col più malizioso sorriso.
— È vero che sei materialista anche te! — esclamò guardandomi colla superiorità di un essere che appartiene a un altro mondo.
— Vediamo tuttavia se possiamo intenderci; iniziami ai gaudi di queste tue sfere soprannaturali. Perchè dici che tuo marito è un materialone?
— O Dio! un uomo che non gusta nessuna delle purissime gioie del pensiero, che non legge mai