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118 | Novelle gaje |
Tutto commosso, giulivo e pur tremante, mi presentai all’uscio della vicina coi bottoni infilzati nel loro cordoncino rosa. Bussai gentilmente colla nocca e la vocina che mi è tanto cara rispose:
— Chi è?
— Sono io, il suo vicino. Vuole aprirmi?
— Entri, l’uscio è aperto.
Ella era seduta, mi voltava le spalle e cuciva con molta fretta a quanto pare perchè non si alzò, ma con un grazioso movimento mi fe’ cenno di parlare.
Dissi che ero venuto per renderle i bottoni e per ringraziarla — che mi sarei presentato la sera prima se...
Qui pensai al biglietto e la guardai attentamente per poter cogliere sulla sua fisonomia l’impressione che le aveva fatta; ma il suo volto era curvo sul lavoro e mi parve ve lo tenesse per deliberato proposito.
— Ieri sono uscita diffatti; vennero a chiamarmi perchè una povera donna di mia conoscenza era stata colpita da apoplessia e non c’era alcuno a soccorrerla.
— Ella è tanto buona!
— Questa non è bontà, è umanità semplice.
— E non aveva il suo waterproof perchè io...
— Mi bastò lo scialletto nero.
— E quella povera donna ora sta meglio?
— Sta meglio, grazie.
La voce era pur sempre cortese, ma che risposte gelide!
Non sapevo più che dire; m’era sbollito l’entu-