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116 | Novelle gaje |
mente davanti agli occhi ed era invano che volevo addormentarmi pensando al lavoro che mi attendeva l’indomani e ad un grosso carico di cannella Cejlan finissima che doveva arrivare.
La porta di strada si aperse e si chiuse, con quel rumore secco che dinota la pratica o la fretta.
Due persone salirono la scala e si fermarono sul mio pianerottolo.
Il cuore mi batteva come una campana a martello.
— Vi raccomando, attenetevi alle prescrizioni del medico, e se c’è pericolo, venite subito a chiamarmi.
Questa che io udivo era la voce blandemente gentile della mia vicina — e un’altra voce, che usciva da una bocca sdentata, rispose:
— Non dubiti, approfitteremo della sua bontà e ne la rimuneri Iddio. Domani le riporterò la chiave.
Un passo pesante scese le scale, mentre l’uscio della mia vicina si schiudeva ed io trepidante pensavo:
— Avrà trovato il biglietto?
Ascoltai nuovamente se sentivo rumore nella di lei cameretta; ma forse che fa rumore la rondinella quando nasconde sotto l’ala la sua vispa testina e si addormenta?
Ella era la rondinella di quel nido — ella, tanto modesta e cara, tanto simpatica!
Era uscita per un’opera pia; aveva visitato una persona inferma e in quel momento mi sentii felice di non aver avuto neppure un dubbio sulla sua assenza prolungata.