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La mia vicina. 107

questi bottoni del mio waterproof e li attacco al suo soprabito.

— Ma è troppo incomodo...

— Nulla affatto.

— Ma il suo waterproof...

— Per oggi non esco più.

— Ma tutti quei bottoni...

— Me li renderà.

— Ma io...

— Ma lei m’ha chiesto un favore di sorella e non faccio altro che accontentarla. Prego, s’accomodi.

Sedette ella pure nel vano della finestra e s’accinse subito al lavoro.

— Se la aiutassi a scucire i bottoni?

— Benissimo, tempo guadagnato.

— O perduto — mormorai fissandola negli occhi.

Ella arrossì lievissimamente.

— Badi a non tagliare il panno.

Io presi le forbici con tutta circospezione, ma ciò non mi impediva di osservare che il waterproof della mia vicina strascicava un po’ per terra; lo sollevai delicatamente posandolo sulle mie ginocchia, nè potei, per quanto vi mettessi di verecondia, evitare un rapido contatto che ci fece trasalire.

Il rossore che non era peranco scomparso dalle sue guance si accrebbe di una tinta più viva.

— La vostra fidanzata si impazientirà del ritardo.

E disse queste parole con tanta placidezza benigna e serena che mi sentii improvvisamente la voglia di abbracciarla.

— No, no, non si impazienta di certo; non mi aspetta oggi.