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Le sue preghiere, per essere più brevi, non erano meno intense. Egli continuava lo spirito della preghiera nella occupazione materiale di ammanire il cibo, di accendere il fuoco per riscaldare le piccine, di rispondere ai loro gridi e ai loro pianti con parole dolci, che a volte erano ricordi del linguaggio materno, a volte versetti della Bibbia, a volte ritornelli di nenie e di canzoni popolari.

Infilava l’ago per preparare alle innocenti caldi panni ritagliati dalle sue sottane; fasciava i loro piedini con pelli di animali, e metteva il pelo all’interno, perchè la delicata epidermide si trovasse meglio riparata.

Nei giorni peggiori, ricorreva a cento invenzioni ingegnose per trattenere le due bimbe nella baita. Dei fuscelli, una montagna di sassolini, vecchi bottoni delle sue tonache, tutto era convertito