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l'asceta. | 25 |
suoi simili, l’astensione dai cibi di carne e dalle bevande alcooliche, avevano purificato in tal modo tutte le cellule del suo io che perfino il volto, l’espressione, i movimenti erano quelli di un essere a parte, quasi un anello gettato al di là dell’uomo, un tentativo sublime e pazzo di congiungersi alla divinità incorporea.
Toccava allora la fine della gioventù, il momento disperato dei grandi ardori e delle supreme battaglie, quando, nella pienezza delle sue forze, la volontà dell’uomo domina sensi e pensiero.
Serrate le braccia sul petto a guisa di corazza, egli amava guardare dalle più alte rupi il fondo della valle, dove una via biancheggiante fra i castagni conduceva alla città. Il suo occhio acuto di montanaro gli faceva scorgere tutti i particolari della discesa lungo la linea serpeggiante del sentiero, e la sua fer-