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24 | l'asceta. |
di tutto ciò che era l’opera di Dio. Gli accadeva talvolta di non guardare nulla, nè il cielo, nè i monti, nè i boschi, di non respirare nemmeno; ma, assorto in un rapimento interno, ripetere tra sè: “Esisto!„ con una tale estasi del proprio mistero che mille mondi aperti al suo sguardo non gli avrebbero potuto dare più intensa gioia.
E allora, sì, visse come egli aveva sognato, dividendo la vita degli astri, del fiore, dell’ape, del vento, della fonte, del sasso; bevendo la rugiada nel concavo delle foglie, coricandosi sotto le stelle, così riamato nel suo amore per la natura che il freddo non lo toccava, nè lo molestava il sole, e gli umidi prati non serbavano per lui nessun veleno.
Tutto ciò che era animale sembrava fondersi in quel contatto ininterrotto di forze vegetali. La completa assenza di