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146 il male.


dolore vivamente sentito. Pure egli era il giovane, egli era il forte, a lui toccava di agire.

Confortò l’asceta, facendogli trangugiare qualche goccia di un liquore che aveva con sè, e poi, uscito fuori, tornò con un carico di semprevivi, di rami di pino e di abete. In silenzio si pose a intrecciarli, ne compose una barella, ne adunò alla testa i rami più frondosi, le più morbide foglie, e, quando ebbe finito, disse semplicemente: — Andiamo?

L’asceta si mosse come nel seguito di una visione.

Presero delicatamente il corpo della fanciulla e lo posero sulle frondi verdi. La piccola porta della baita fu spalancata in pieno; i due uomini uscirono col sacro fardello.

L’uno seguendo l’altro, presero il sentiero della montagna e si fermarono al